Patanjali dopo aver definito cos’è lo yoga (I-2) “ yoga è la cessazione dei comportamenti nocivi della coscienza ”, espone le cause delle afflizioni umane “i Klesa”. Prosegue poi tracciando il cammino per ottenere una mente chiara e serena per progredire poi verso la condizione di equilibrio e pace mentale.
Lo yoga è spesso presentato come una disciplina psico-fisica in grado di produrre nel praticante una completa efficienza fisica. Infatti attraverso la pratica delllo Hatha Yoga il corpo viene allenato e reso efficiente attraverso un processo che gli Yogi chiamano Kriya “purificazione”. Purificazione nello Yoga, è considerato un processo attraverso cui tutto ciò che inquina e intossica il corpo e la mente viene rimosso ed eliminato. Lo stato di benessere psico-fisico è la conseguenza di questo processo di “purificazione”.
Un corpo inquinato negli organi e nella mente è un organismo limitato nelle sue potenzialità, pertanto la pratica yoga dà al praticante la capacità di andare oltre le sue limitazioni. La salute psico-fisica è necessaria affinché le migliori qualità possano manifestarsi, qualità come; compassione, solidarietà, generosità, altruismo…
Lo yoga, possiamo considerarlo un processo che ha inizio con la purificazione delle cosiddette scorie, per permettere la manifestazione di qualità altrimenti relegate a soli principi e molto distanti dalla vita reale.
Con una pratica yoga rispettosa dei suoi principi etici, abbiamo l’opportunità di andare oltre la semplice salute fisica. Possiamo ottenere un equilibrio tra ciò che pensiamo, diciamo e facciamo, piuttosto che una vita disgregata, trovandoci a pensare una cosa, a dirne un’altra e a farne un’altra ancora.
Patanjali ci illustra lo Yoga come un processo evolutivo che in ultima analisi deve riguardare la propria coscienza. Una evoluzione fondata sulla trasformazione o cambiamento che deve coinvolgere testa, cuore e mani, ossia, pensieri, sentimenti ed azioni. Se la pratica yoga non giunge ad agire sulla sfera mentale non produce la desiderata liberazione dalle afflizioni.
Lo yoga in effetti si rivolge principalmente a chi cerca qualcosa di più di una attività ginnica, vuole rispondere a tutti coloro che desiderano progredire verso una conoscenza più profonda di sé stessi, attraverso un lavoro sull’intero essere, allo scopo di vivere più felici con se stessi e in pace con il mondo esterno.
Il processo di purificazione yoga secondo Patanjali ha inizio dalla mente, dopo aver diagnosticato la presenza di “veleni” nella mente dell’essere umano (odio, orgoglio, cupidigia o avidità, gelosia, ignoranza), Patanjali asserisce che essi rappresentando una vera barriera per l’apprendimento delle pratiche superiori dello yoga.
Nello Yoga, si lavora con se stessi e al tempo stesso con aspetti riguardanti la vita sociale e di relazione. Per questo si deve coltivare un’etica ed un comportamento appropriato da seguire: essi sono chiamati Yama e Niyama. Iniziamo trattando Yama: Gli Yama sono precise attitudini in grado di creare nella mente del praticante, attitudini ed emozioni positive, coltivate attraverso la vita delle relazioni con gli altri esseri viventi. Questo dimostra che lo yoga nelle sue fasi avanzate non è riservato ad asceti, ma è congeniato per chiunque abbia a cuore la propria felicità, anche in relazione alla vita sociale.
Yama sono atteggiamenti comportamentali che rafforzano positivamente la psiche a “livello intellettuale”, allo scopo di portare verso uno stato di tranquilla serenità. Quando si intraprende un cammino come quello dello Yoga, che ha a che fare con la versione migliore di se stessi, non si può eludere aspetti di se stessi come gli Yama.
Gli Yama sono: ahimsa, satya, asteya, brahmacharya e aparigraha.
1. AHIMSA: non violenza, attraverso pensieri, parole, e atti. Inteso anche come “non ferirsi e non lasciarsi ferire”. Qualche volta abbiamo dei comportamenti che possono danneggiare anche noi stessi (come quando ci torturiamo con particolari stati emotivi).
2. SATYA: sincerità, verità intesa anche come atteggiamento che ci permette di accettare ciò che il nostro corpo ci comunica.
3. ASTEYA: essere molto onesti, lasciar fluire tutto ciò che emerge accettando tutto ciò che si è accumulato dentro di noi e che vuole emergere… Onestà:non appropriarsi di cose altrui, materiali e morali.
4. BRAHMACHARYA: rettitudine: rettitudine, uso intelligente delle proprie energie per raggiungere scopi superiori ed essere rispettosi della realtà e della verità.
5. APARIGRAHA: non accumulare, essere caritatevoli, non essere avidi…
Tutti i sentieri yoga sono accomunati dallo stesso fine: “Un permanete stato di equilibrio in pace”, per la realizzazione di sé stessi. Tuttavia senza una giusta disposizione mentale, risulta solo un miraggio. Questa è la ragione perché Patanjali pone come base dello yoga, Yama.
Buona Vita
Arjun yogi