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Asana yoga per sistema nervoso

Funzione delle asana yoga 

 

Le asana fondamentalmente hanno come scopo quello di contrastare l’instabilità dovuta a fattori di disturbo (vikshepa) nei confronti dei ritmi tonici del corpo. Ogni squilibrio del tono muscolare viene rimosso mediante la pratica delle asana, poiché queste affrontano alla radice le cause di tali squilibri, come il tremore dovuto a conflitti di natura emotiva, stress, tensioni ecc… In tal modo le asana sono in grado di plasmare il corpo e la mente, rendendoli stabili e in grado di sostenere l’impegno delle fasi successive previste dal cammino yoga.  

 

Hathayoga Pradhipika  I-17: “ La postura deve produrre stabilità, salute e leggerezza delle membra”

Le asana, pertanto, eliminano l’instabilità nelle diverse parti del corpo se adeguatamente eseguite, ristabilendo l’armonioso funzionamento di tutto l’organismo tramite l’integrazione del sistema nervoso, sistema di integrazione fondamentale per eliminare i fattori di disturbo, sia esterni che interni, che sopraggiungono durante il cammino yoga.

 

Come operano le asana yoga sul sistema nervoso 

Il sistema nervoso centrale usa i suoi centri inferiori di integrazione per mantenere la postura e l’equilibrio. Questi centri inferiori sono situati nel midollo allungato (ponte di varolio, situato nella regione occipitale), nel cervelletto nel mesencefalo e nei gangli.

Numerosi riflessi vengono integrati da questi centri inferiori,  i quali operano al di sotto del livello della coscienza per mantenere la posizione. I riflessi posturali si verificano involontariamente in seguito alla stimolazione di diversi propriocettori e viscerocettori nei muscoli, nelle articolazioni, nei tendini, sotto la pianta dei piedi. Il ritmo del tono muscolare può essere regolato dai centri inferiori in modo del tutto indipendente e con assoluta efficienza, mentre i centri superiori della corteccia non interferiscono minimamente.

 

Ogni sforzo volontario da parte del corpo e della mente significa attività da parte dei centri superiori, i quali prevalgono sui centri inferiori di integrazione. Ciò disturba la normale attività dei centri inferiori per quanto riguarda i riflessi posturali. Gli impulsi motori sono trasmessi direttamente ai muscoli scheletrici. E’ possibile allora superare i propri limiti, ad esempio nella flessione o nello stiramento, e questo può provocare ulteriori disturbi.

 

Quando si inizia l’apprendimento delle asana viene richiesto un piccolo sforzo ai muscoli, alle articolazioni e ai tendini. Poi gradualmente, il tempo di mantenimento delle asana viene aumentato. Durante questa fase la volontà gioca un ruolo dominante sui centri inferiori, si è impegnati nello stiramento dei muscoli, nella loro contrazione, nella compressione addominale, avvertendo anche qualche disagio qua e là. Tuttavia non intendiamo riferirci a questi fenomeni iniziali momentanei, ma ai meccanismi fisiologici che si verificano quando si è raggiunta una certa padronanza nella pratica delle asana, in modo da evitare ogni sforzo.

 

Purtroppo molte persone dal momento che considerano le asana dei semplici esercizi fisici, le praticano sotto forma di esercizi isometrici e isotonici. E’ ovvio che, cambiando la modalità di esecuzione, i risultati saranno diversi.

Consideriamo ora che cosa accade invece quando le asana vengono praticate nella giusta condizione di rilassamento muscolare, o con volontaria riduzione degli sforzi e assenza di tensione nelle articolazioni, nei muscoli e nei tendini.

L’attenzione è rivolta sul respiro, con un atteggiamento da osservatore distaccato, questo atteggiamento permette di rilassare ulteriormente il corpo, allentando la tensione degli sforzi volontari. La mente si svuota dai pensieri, in assenza di attività mentale e di volontari sforzi non vi è attività corticale per tutto il tempo del mantenimento della posizione. I centri inferiori che regolano la postura e l’equilibrio sono liberi di agire, senza interferenze, in modo efficace: tuttavia, il tipo di riflessi posturali che si determinano con i relativi stimoli, dipendono dal particolare modello posturale, ovvero dall’asana eseguita.

 

La categoria di asana che, grazie al loro modello posturale, sono in grado più di altre di interagire sull’equilibrio del sistema nervoso sono le “asana capovolte”, poiché  risulta invertita la posizione del capo  rispetto alla posizione degli organi viscerali.

Le quattro asana illustrate di seguito, mediamente alla portata di tutte le persone che non presentano patologie, sono in grado di riportare rilassamento a tutto il sistema nervoso.

L’aspetto tecnico relativo all’esecuzione di queste 4 asana è demandato alla guida di un qualificato insegnante.

vedi testo: manuale di pratica- Yoga Shakti Teoria e pratica

Il focus su cui intendo porre l’attenzione con questa esposizione, ritenendolo l’aspetto essenziale, è “il controllo del respiro” in  quanto, se adeguatamente modulato, è in grado di indirizzare i benefici dell’esecuzione  sull’intero sistema nervoso.

 

Breve sequenza yoga :

 

Pos. 1- Tenere 2-4 min.

Pos. 2– Tenere 3-5 min.

Pos. 3– Tenere 3-5 min.

pos. 4- Tenere 5-10 min.

 

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