RAJA YOGA Una via per l’integrazione
RAJA significa; regale, è anche chiamato astanga yoga , ad indicare lo yoga che si struttura in otto (anga) fasi.
La scienza del Raja-yoga si propone, in primo luogo, di darci i mezzi per osservare gli stati interiori. Lo strumento ne è la stessa mente.Fin dall’infanzia noi abbiamo appreso a prestare attenzione soltanto alle cose esterne, e mai a quelle del nostro mondo interiore, per cui molti di noi hanno pressoché perduto la facoltà di osservare il meccanismo dei fenomeni interiori.Tutta l’infelicità che è in noi deriva dalla paura e dal desiderio insoddisfatto. Quando un uomo si convince di non poter morire mai, non avrà più paura della morte. Quando saprà di essere per sua natura perfetto, non albergherà più vani desideri.
C’è un unico metodo per raggiungere questa conoscenza: esso consiste nella concentrazione mentale. Più essa è capace di concentrarsi e più grande è la sua potenza che può essere diretta su un argomento. Questo è tutto il segreto . I poteri della mente debbono venire concentrati e, poi diretti su di essa stessa, come i più oscuri luoghi rivelano i loro segreti ai raggi penetrati del sole, così anche la mente concentrata su se stessa rivelerà i suoi più intimi segreti.
Ecco ciò che il Raja-yoga si propone di insegnare. La mèta di tutti i suoi insegnamenti è di insegnarci dapprima come concentrare la nostra mente, indi di penetrare nei suoi più intimi recessi, ed infine di trarre deduzioni e conclusioni razionali da tali nostre esperienze.
Nessuna fede o credenza è dunque necessaria per studiare il Raja-yoga: esso ci insegna, fra l’altro, a non credere a nulla finché non ce ne rendiamo convinti da noi stessi. Lo studio del Raja-yoga esige lungo tempo e costante esercizio: parte di questo esercizio è fisico, parte è mentale. Se noi crediamo che la mente è semplicemente una parte sottile del corpo fisico, che agisce sul corpo, allora ne deriva logicamente che anche il corpo deve a sua volta poter agire sulla mente. Se il corpo è malato anche la mente si ammala.
Secondo il Raja-yoga il mondo esterno non è che l’aspetto grossolano e materiale di quello interiore o sottile. Ciò che è più sottile è sempre causa, ciò che è più grossolano l’effetto. Colui che scoprirà e comprenderà come agire sulle forze sottili, potrà controllare l’intera natura. La mèta ultima e l’obbiettivo unico della scienza è trovare l’unità; l’Uno da cui proviene il molteplice, quell’Uno che esiste come molti: Il Raja-yoga si propone di partire dal mondo interiore, studiare la natura e le leggi e giungere per questa via a controllare tanto il mondo interiore quanto quello esteriore.
Gli otto stadi del Raja-yoga :
1. Yama……………….autodominio personale in relazione agli altri
2. Nyama……………..osservanze personali
3. Asana………………posizioni fisiche
4. Pranayama………..controllo dell’energia vitale ( Prana)
5. Pratyhara………….controllo dei sensi
6. Dharana …………..concentrazione
7. Dhyana…………….meditazione
8. Samadhi…………..Unione del sè individuale con il Sè universale
I primi due gradini riguardano le basi morali del praticante (sadhaka), e sono comuni a tutti i tipi di yoga. Essi cercano di sgombrare il campo dalle distrazioni provenienti da desideri e comportamenti fini a se stessi. Indicano il tentativo necessario di prendere coscienza di sé in tutti gli aspetti della propria vita, quindi non vanno affatto intesi come “comandamenti”. Essi, per noi occidentali, possono suonare come un tentativo di spezzare gli automatismi della nostra vita. Obbiettivo primario del Raja-Yoga è quello di eliminare tutte le distrazioni della mente. Non solo comportamenti e desideri confusi possono generare distrazione, ma anche il corpo può farlo. Ecco allora che anch’esso va regolato, intanto conservandolo in buona salute. Una volta eliminati i disturbi provenienti dalla sfera morale ed emozionale mediante Yama e Nyama, eliminati i disturbi fisici tramite le Asana, regolato il respiro ed ottenuta maggior chiarezza ed energia mediante il Pranayama e infine, tramite Pratyhara, impedito che i sensi restino attaccati agli oggetti si può passare alla pratica del Samyama, composto da Dharana-Dhyana-Samadhi.