RESPIRO PIENO DURANTE LE ASANA
Secondo la tradizione classica yoga, durante l’esecuzione di ogni asana, dobbiamo controllare volontariamente la respirazione per rendere ogni respiro, inspirazione ed espirazione, più pieno e profondo di quanto lo sia normalmente.
Una profonda inspirazione fa espandere la gabbia toracica spingendo le costole verso l’alto, il diaframma si abbassa e il tratto della spina dorsale corrispondente si tende leggermente. Nell’espirazione profonda avviene l’inverso: l’addome si rilassa avvicinandosi alla spina dorsale, il diaframma si solleva e la spina dorsale ritorna nella posizione iniziale.
Alcune persone respirano solo con l’addome, senza espandere il torace. Altre non usano quasi mai il torace, limitandosi ad una leggera respirazione toracica o pettorale. Persone molto tese o asmatiche, invece, non usano mai né l’addome né il torace.
La tecnica per respirare in modo pieno consiste nell’espandere volontariamente il torace e l’addome nell’inspirazione, contraendo volontariamente l’addome nell’espirazione.
Ecco come eseguirla: inspirando, riempire prima il torace e poi l’addome; espirando, iniziare a svuotare dall’addome e finendo svuotando gli apici superiori dei polmoni.
Questa modalità respiratoria, che nello yoga ha una lunga tradizione e che viene descritta nei testi più antichi, coincide con le scoperte della più recente ricerca scientifica sulla neurofisiologia e la meccanica della respirazione.
(vedi John B. West, Respiratory Physiology: The essentials, Williams & Wilkins, Baltimora 1990).
Questa tecnica di respirazione ha il vantaggio di tendere la spina dorsale e di raddrizzare la schiena, poiché nel momento in cui iniziamo a inspirare le costole si sollevano e la spina dorsale, a cui le costole sono unite, leggermente si tende e si allunga verso l’alto.
Se si adotta invece la tecnica di iniziare riempiendo l’addome e solo dopo il torace, l’addome si può riempire troppo, impedendo l’espansione del torace e facendo sì che la spina dorsale non si estenda a sufficienza.
Poiché a noi interessa una respirazione che favorisca i movimenti del corpo e non impedisca l’estensione della spina dorsale, è preferibile usare la respirazione in cui prima si riempie il-torace-e-dopo-l’addome.
Poiché a noi interessa una respirazione che favorisca i movimenti del corpo e non impedisca l’estensione della spina dorsale, è preferibile usare la respirazione in cui prima si riempie il-torace-e-dopo-l’addome.
Il respiro è l’intelligenza del corpo
Mentre pratichiamo le asana se esploriamo ancora più a fondo la possibilità di sentire il respiro mentre entra ed esce, la qualità del nostro respiro migliorerà molto.
Eseguendo una asana la nostra attenzione va diretta verso il punto centrale del movimento del respiro. Ad esempio, durante l’inspirazione il movimento procede dalla parte superiore del torace verso l’addome: durante l’espirazione, avviene nell’addome. La nostra attenzione deve andare su queste parti, poichè seguire coscientemente il respiro è una forma di meditazione in cui cerchiamo di essere totalmente uniti al suo movimento.
Y.S. 2°-49 – Tasmin Sati Svasa Prasvasa Yor Gati Vicchedah Pranayamah; “Essendo raggiunta “Asana”, in modo stabile e comodo (comodo per il corpo e per l’individuo), si diventa consapevoli dei movimenti del proprio respiro, dell’energia che ne produce il movimento e di come questa energia agisce dentro di noi”.
Per imparare a controllare il respiro possiamo adottare la respirazione Ujjayi … La trovi qui;
https://www.shaktiyoga.it/2024/02/05/ujjayi-pranayama/
E’ una tecnica che presenta due vantaggi. In primo luogo, siamo più in contatto con il respiro sviluppando un’attenzione maggiore durante la pratica delle asana. In secondo luogo, il suono stesso ci segnala la durata del movimento.
Per quanto bene possiamo eseguire una asana, per quanto flessibile sia il nostro corpo, se non raggiungiamo l’integrazione di corpo, respiro e mente non possiamo dire di praticare yoga.
In fin dei conti cos’è lo yoga? E’ qualcosa che sperimentiamo dentro di noi, nel nostro profondo. Lo yoga non è la sua espressione esterna. Lo yoga è applicare la massima attenzione a tutto ciò che facciamo e a ogni nostro movimento. Lo yoga è diverso dalla danza o da una rappresentazione teatrale. Nello yoga non stiamo dando spettacolo per gli altri.
Eseguendo le varie asana, integrate da una respirazione consapevolmente piena, osserviamo attentamente ciò che stiamo facendo e come lo stiamo facendo, poiché ciò che facciamo, lo facciamo per noi. Siamo nello stesso tempo l’osservatore e l’osservato. Se non mettiamo, oltre al corpo e alla respirazione, tutta l’attenzione mentale nella nostra pratica, non possiamo chiamarlo veramente yoga.
Per comprendere l’essenza della disciplina yoga attraverso le sue pratiche, è necessario sperimentarle direttamente con mente libera e attenti a come praticare, oltre che a cosa.
Pertanto il mio consiglio è praticare… praticare…praticare ma, con consapevolezza!