Da alcuni anni si registra un proliferare di proposte di yoga dai nomi stravaganti (power, fly, hot, yin, yang, acro, forrest, antigravity ecc…), la maggior parte finalizzati alla cura della forma fisica. questo denota la crescente popolarità che lo yoga assume sempre di più, anno dopo anno a livello mondiale. Tuttavia questa crescente popolarità dello yoga, lo espone al rischio di ridurlo ad una semplice merce da vendere, per ottenere una migliore forma fisica. Questa tendente “deriva commerciale” rischia di non far conoscere o dimenticare il vero obiettivo originale che lo yoga ha sempre perseguito; accompagnare il praticante verso uno stato di “permanente equilibrio e di pace interiore”, chiamato Samadhi.
Spesso, in chi non conosce lo yoga, nasce la domanda: ci sono tanti tipi di yoga? La risposta a questa domanda è No. Lo yoga è uno solo, perché uno è il fine: l’auto realizzazione (Samadhi), mentre i mezzi o approcci, per giungere all’unico fine, possono essere molti. Quello che vediamo oggi nel mondo è lo sviluppo di un’antica disciplina, una disciplina che si porta sulle spalle millenni di storia e di cambianti sociali e culturali, in questo momento spesso si scambiano i mezzi(approcci) col il fine.
Per trovare l’approccio (il mezzo) giusto per sé, è importante prima rispondere alla domanda: lo Yoga in definitiva cos’è?Conoscendo la risposta il praticante sarà consapevole e più libero di scegliere l’approccio giusto che risponde alle sue esigenze del momento e al suo temperamento.
La storia dello yoga è costellata di testi antichi, maestri illuminati, grandi divulgatori. Tuttavia uno è il testo principale di riferimento, per poter conoscere realmente lo yoga e i sui principi, mi riferisco allo Yogasūtra di Patanjali. Un trattato in cui è spiegato perché praticare yoga, il suo scopo, gli elementi fisici, energetici e mentali che lo costituiscono e come utilizzarli.
Per chi si avvicina allo yoga per la prima volta, il consiglio è prima di tutto conoscere cosa è veramente lo yoga, poi andare a parlare con l’insegnante, informarsi sul suo percorso, la sua formazione e soprattutto fare una lezione di prova, fidandosi del proprio istinto, valutando il proprio stato interiore ottenuto.
Tuttavia bisogna comunque considerare che, un approccio yoga non esclude un altro, poiché durante il percorso di un praticante yoga, la sua condizione psico-fisica evolve, creando nuovi bisogni. Se si è iniziato praticando uno yoga più fisico, ad un certo punto molto probabilmente subentra la necessità di dedicarsi ad un maggior equilibrio mentale e psichico, quindi cambiare approccio.
In questo momento storico ritengo sia giunto il momento di distinguere in modo chiaro, la differenza tra i vari approcci o stili (così come vengono definiti) e i principi fondamentali che sottendono la millenaria disciplina yoga. Principi non negoziabili in nome della modernità e delle mode. Principi come quello di utilizzare il corpo per poter accedere al suo interno, integrando la dimensione fisica con la dimensione energetica e mentale, in quanto rappresentano le fondamenta su cui si deve erigere l’intera disciplina yoga, per raggiungere il suo fine; l’auto-realizzazione.
Il sentiero yoga – Yoga Darshana
Yoga Darshana significa “via di auto-realizzazione”. Rappresenta un percorso interamente dedicato alla ricerca di come l’uomo percepisce se stesso; per poi studiare approfonditamente colui che percepisce.
Un importante concetto da chiarire riguarda la natura della pratica dello Hatha Yoga, essa non è una semplice pratica di posizioni fisiche. E’ una disciplina, che pur non essendo una religione, ha a che fare con l’individuo e con la sua dimensione interiore o spirituale.
La pratica Yoga non è limitata ad una pratica di un’ora o di un seminario, ma uno stato d’essere esteso alla vita di tutti i giorni. Si possiede un corpo e una mente, lo si usa, ma proprio per l’uso che se ne fa, il corpo tende a perdere il suo naturale stato di equilibrio. Hatha Yoga significa lavorare con la struttura psico-fisica, entrando all’interno del corpo, considerato come un “contenitore” da ripulire continuamente, da tutto ciò che tende a inquinarlo fisicamente, emotivamente e mentalmente. Praticare yoga significa prima capire come introdursi all’interno di se stessi, capire che cosa avviene dentro per gestire tutti i processi interiori.
Questo spiega perché Patanjali afferma dice che ci sono due modi di praticare Yoga:
- Bahiranga Yoga: Letteralmente significa Yoga esterno
- Antaranga Yoga: Yoga rivolto verso l’interno. Significa interiorizzare le proprie facoltà
Date le due facoltà della persona, sia di rivolgersi verso l’esterno del corpo: “Bahiranga”, sia di ritornare in se stessa: “Antaranga”, risulta fondamentale per ogni serio praticante, sapere che deve impostare la pratica su questi due aspetti. Lavorare con l’individuo, come ci chiede lo Yoga, significa “lavorare con la sua coscienza”, non solo con la struttura fisica. Da un approccio unicamente tecnico, si deve passare ad uno esperienziale, rivolto all’individuo(sé). La tecnica è importante, ma l’esperienza vissuta durante ogni pratica lo è ancora di più, questo permette di trasformare l’aspetto tecnico in uno “stato di coscienza”. Una pratica yoga così impostata significa essere realmente nel sentiero yoga (Yoga Darshana), coerenti con i suoi principi immutabili.
I principi su cui si fonda la disciplina yoga hanno base scientifica. Poiché il cervello umano funzione come una “rete network”: mentre si fa esperienza con il corpo si attivano una serie di impulsi (propriocezione)che colpiscono “l’area sensoriale”, permettendo al praticante di diventare “osservatore” di quello che c’è e che avviene nel corpo.
Mentre durante le attività quotidiane operiamo con le braccia, con le gambe, con le corde vocali; durante la pratica yoga passiamo da una esperienza psico-motoria verso un’esperienza percettiva, divenendo appunto “osservatori” di ciò che riguarda l’interno di se stessi.
Questo rende comprensibile ciò che ci espone Patanjali attraverso due fondamentali aforismi:
Y.S. I-3
Allora (Tada) colui che percepisce (Drastuh) rimane (Avasthanam) nella propria forma originaria (Svarupe).
Y.S. I-4
L’essere si identifica (Sarupyam Itaratra) con diversi tipi di comportamento (Vrtti).
Questo insegnamento significa che: “Quando non rimaniamo nella nostra forma originaria”, ovvero, non siamo noi stessi, “ci identifichiamo con ciò che viene percepito esternamente” dai sensi.
Un esempio: Durante un torneo mondiale di calcio, seguito da una moltitudine di persone, si può avere l’atteggiamento di un semplice osservatore, che guarda la partita alla televisione senza identificarsi con ciò che avviene quando, per esempio, gioca la squadra di un altro paese ma, quando gioca la squadra della propria nazione c’è coinvolgimento, una identificazione.
Quindi al di là dell’approccio (dello stile) yoga prescelto, per rimanere fedeli al sentiero yoga (yoga darshana), bisogna rimanere fedeli ai suoi principi, poiché solo rimanendo fedeli ai suoi principi (Bahiranga yoga e Antaranga Yoga) si potrà aspirare realmente all’affermazione della propria vera identità (il sé interiore).
Buona pratica
M.to Felice Vernillo