La strada dello yoga che porta alla scoperta di sé stessi
Yoga Darshana significa “via di auto-realizzazione”. E’un percorso interamente dedicato alla ricerca di come l’uomo percepisce se stesso; per poi studiare approfonditamente colui che percepisce.
Un importante concetto da chiarire riguarda la natura della pratica dello Hatha Yoga, disciplina che pur non essendo una religione ha a che fare con l’individuo e con la sua dimensione interiore o spirituale.
La pratica Yoga non è una pratica di un’ora o di un seminario, ma una situazione estesa alla vita di tutti i giorni. Si possiede un corpo e una mente, lo si usa, ma proprio per l’uso che se ne fa, il corpo tende a perdere il suo naturale stato di equilibrio, tende ad accumulare impurità ed è quindi necessario ripulirlo. Lo Hatha Yoga considera il corpo come un recipiente (Ghata) che di tanto in tanto va ripulito. Lavorare con la struttura psico-fisica significa essere all’interno del corpo “il contenitore”. Praticare lo yoga significa prima capire come introdursi all’interno a poi capire che cosa avviene dentro.
Ecco perché Patanjali ci dice che ci sono due modi di praticare Yoga:
- Bahiranga Yoga: Letteralmente significa Yoga esterno
- Antaranga Yoga: interiorizzazione delle nostre facoltà, Yoga rivolto verso l’interno
Date le due capacità della persona, sia di rivolgersi verso l’esterno del corpo: “Bahiranga”, sia di ritornare in se stessa e rimanere in se stessa: “Antaranga”, è fondamentale per ogni serio praticante, sapere che deve impostare la pratica su questi due aspetti.Lavorare con l’individuo, come ci chiede lo Yoga, significa “lavorare con la sua coscienza”, non solo con la struttura fisica. Da un approccio unicamente tecnico, si passa ad uno esperienziale, rivolto all’individuo(sé). La tecnica è importante, ma la pratica lo è ancora di più…per trasformarla in uno “stato di coscienza”. Una pratica yoga così impostata significa essere realmente nel sentiero yoga (Yoga Darshana).
Nel nostro cervello c’è una sorta di “rete network”: noi sperimentiamo il corpo e attiviamo una serie di segnali che colpiscono la “corteccia sensoriale” che portano impulsi anche alla “corteccia visiva”; quando i messaggi che arrivano dal corpo colpiscono la “corteccia sensoriale” che a sua volta stimola la “corteccia visiva”, a quel punto diventiamo degli “osservatori” e guardiamo quello che c’è nel corpo.
Durante la giornata, lavoriamo con le braccia, con le gambe, con le corde vocali; mentre, durante la pratica yoga si sospende questo tipo di attività. Diventiamo “osservatori” di ciò che c’è nel corpo.
In questo modo, comprendiamo i sutra:
– Y.S. I-3 – Tada drastuh svarupe‘vasthanam:
Allora (Tada) colui che percepisce (Drastuh) rimane (Avasthanam) nella propria forma originaria (Svarupe).
-Y.S. I-4 – Vrtti – sarupyam – itaratra :
L’essere si identifica (Sarupyam Itaratra) con diversi tipi di comportamento (Vrtti).
Quando non rimaniamo nella “forma originaria” (Svarupa), ci identifichiamo in ciò che viene percepito.
Un esempio concreto: Durante il campionato europeo di calcio seguito da una moltitudine di gente, si può avere l’atteggiamento del “testimone” che guarda la partita alla televisione, senza identificarsi con ciò che avviene quando, per esempio, gioca la squadra di un altro paese, ma, quando gioca l’Italia, c’è un’identificazione.
O rimaniamo nella nostra “forma originaria” (Svarupa) o siamo identificati con il nostro comportamento (con l’oggetto della nostra percezione). Seguire lo Yoga Darshana significa quindi vivere la propria vita non identificati, rimanendo nella propria forma originale (chiamato il proprio sé).
Buona pratica
Arjun yogi