IL TEMPO DEL COVID19
Ci sono momenti nella vita di ognuno di noi, come quello che stiamo vivendo ora, in cui sembra che nulla funzioni come dovrebbe, momenti che arrivano inattesi e vanno a scalfire la nostra serenità. Con il pensiero che si fa cupo, pessimista su ogni cosa. Inevitabile supporre che la sfortuna si sia accanita contro una “vittima innocente”. Ma la realtà, i grandi saggi della storia ce lo insegnano, è un’altra. Nulla capita per caso, e siccome ogni evento avviene per qualche motivo non casuale, la mente saggia riflette sul perché una situazione si sia verificata e cerca di trarne vantaggio, sfruttando la lezione e spiccando un salto importante verso il cammino della crescita personale. Non è sempre facile, questo è ovvio, ma una volta appresa questa attitudine del “lascio che gli eventi si compino e mi affido con fiducia al volere del cielo”, ogni situazione diventerà più leggera da sopportare e chiara nella sua manifestazione, anche quella apparentemente più dura, come quella che stiamo vivendo da settimane tutti noi. E’ evidente che, per quanto la nostra volontà possa essere forte e determinata, ciò che deve avvenire avviene comunque, in un modo o nell’altro. Spesso tali avvenimenti, si presentano per far capire che la strada che si sta percorrendo non è la migliore (come la cieca corsa all’apparire, patologia di cui l’essere umano è affetto in questo momento della sua storia), bloccando canali e mettendo ostacoli lungo questa strada per arrestare una corsa destinata verso un sicuro baratro.
L’esperienza che sta vivendo la specie umana di tutto il pianeta in questo momento, è l’urlo della natura che sta richiamando l’essere umano, per comunicargli che la vita non è affatto scontata e sicura, che ogni cosa può accadere in qualsiasi momento. L’essere umano è chiamato a prendere coscienza che la nostra salute non è certa, la nostra situazione finanziaria non è sicura.
Ciò che possiamo e dobbiamo fare, come risposta a questa inequivocabile verità, è definire la nostra reazione, questa sì che è nelle nostre mani. Possiamo reagire in modo positivo, oppure limitarsi a recitare la parte della “vittima innocente”, aspettando più o meno passivamente che qualcun altro ci venga a salvare.
La strada più saggia per noi stessi e per gli altri è quella della positività, tuttavia questa strada non è quella di limitarsi ad affermare “andrà tutto bene”, rimanendo quelli che siamo stati fino a gennaio 2020. NO, QUESTO NON È SUFFICIENTE! questo evento mondiale ci vuole insegnare che l’uomo contemporaneo, malgrado il grande progresso tecnologico, non è il controllore del pianeta ma piuttosto il controllato. Il progresso tecnologico senza una evoluzione della coscienza umana non è in grado di rendere l’esistenza dell’uomo salubre, pacifica e armonizzata con il creato.
Malgrado esercitiamo il nostro corpo, stiamo attenti con la nostra dieta, lavoriamo duramente per guadagnare adeguatamente e, senza dubbio, troviamo un qualche rapporto con il Divino affinché ci dia un qualche senso di protezione e di sicurezza. Tutte queste attività dimostrano più o meno esplicitamente che riconosciamo o sentiamo istintivamente l’insicurezza della vita. Non importa quanto cerchiamo di controllare il nostro futuro, non importa quanto facciamo da un punto di vista positivo o negativo, nonostante tutto questo, abbiamo la sensazione che la vita in fondo non è sicura. Più cerchiamo di controllare il futuro, meno sicuri ci sentiamo. Se riflettiamo sinceramente, dobbiamo riconoscere che più cerchiamo di controllare la vita, la nostra insicurezza cresce piuttosto che diminuire, uniti da una comune emozione, la paura.
Forse dovremmo ascoltare la natura, integrarci con i suoi ritmi, integrarci invece di cercare di appropriarcene con la falsa illusione di controllarla. Se revisioniamo positivamente la concezione del rapporto uomo-creato, questo farà sì che le cose intorno a noi si svolgeranno in maniera più armoniosa, senza asprezze e con maggior benessere per tutti. E’ il momento di rivedere la nostra visione delle cose perché, come sappiamo, terminata questa esperienza, per forza di cose, tutti noi non saremo più come prima.
Lo yoga ci aiuta anche in questo: ci prepara fisicamente e psicologicamente ad affrontare la vita di tutti i giorni, anche il duro confronto con la nostra parte più superficiale, quella legata alla ricerca di una felicità che, anche se raggiunta, risulta essere evanescente e poco intensa.
Il principio identitario dello yoga è “unione”. Rappresenta il fine ma, allo stesso tempo anche il mezzo. Per giungere alla realizzazione dell’unione lo yoga, se praticato integralmente, ci guida prima verso l’integrazione di tutta la nostra individualità, una individualità costituita di corpo, energia, mente, intelligenza e anima, poi alla realizzazione finale che l’uomo integrato in sé stesso, è naturalmente in unione con i suoi simili.
L’emergenza in corso sta palesemente evidenziando che l’individualismo rende deboli e dissociati, mentre l’unione è un dato di fatto, gli esseri umani sono uniti, nel bene e nel male, dalle leggi della natura, prima ancora che da leggi umane.
Un confronto interiore che, potenzialmente ciascuno di noi può vincere e il cui premio è la scoperta di un mondo, quello interiore, fatto di comunione con il proprio sé, con gli atri, con l’universo e pieno di quella pace duratura, ricercata finora nella direzione sbagliata.
Swami Sivananda Saraswati ci insegna:
“Questo mondo è il tuo corpo. Questo mondo è la tua scuola. Questo mondo è il tuo insegnante silenzioso”.
Siddharta: “Saper aspettare, saper pensare, saper digiunare”…. MEDITARE