IL GURU – IL MAESTRO E L’INSEGNANTE YOGA
di Felice Vernillo (Arjun Yogi)
La conoscenza dello yoga è stata tramandata fin dall’antichità oralmente da maestro a discepolo, una catena di trasmissione chiamata Guru-parampara. Questa “catena” nel corso dei secoli ha assicurato allo yoga di conservare la sua originale identità, l’autenticità e l’autorevolezza dei Maestri o Guru del passato, ha fatto si che nessuno di essi ricavasse i propri insegnamenti dalla propria fantasia, ma basasse i suoi insegnamenti sulla sua personale esperienza, maturata seguendo le istruzioni del proprio maestro, istruzioni provenienti dai testi unanimemente riconosciuti come l’unica autorità in materia e per questo considerati “la verità”.
Premesso che un insegnante è assolutamente necessario per ogni aspirante impegnato nel percorso yoga, in quanto solo l’insegnate è in grado di individuare e rimuovere i difetti dell’allievo. Gli antichi saggi affermano ” la natura egoistica dell’essere umano è tale da non permettergli di trovare da solo i suoi difetti, proprio come un uomo non può vedere la sua schiena, così non è in grado di vedere i suoi errori, per questo è necessaria la guida di un insegnante per sradicare le cattive qualità e propri i difetti”.
L’aspirante che è guidato da un insegnante è sicuro di non essere fuorviato dalla sua mente. L’associazione con un precettore è come una corazza, una fortezza in grado di difendere contro tutte le tentazioni e le forze avverse. Tutti i grandi Maestri della storia hanno avuto il loro Guru.
IL GURU
Vediamo allora come i testi scritti da realizzati definiscono un Guru: “Per un sincero aspirante yoga, il Guru è come il sole. E’ il Guru che risveglia dal sonno dell’ignoranza. E’ il Guru che, attraverso la sua illuminazione bandisce l’oscurità dell’ignoranza, porta il giusto ragionamento, la giusta percezione, i giusti pensieri. E’ il Guru che mostra la strada, tramite le sue istruzioni e la sua elevata vita personale. E’ il Guru che sottolinea le insidie e i pericoli lungo il sentiero, mette in guardia e rende vigili. Così come il sole suscita l’attività, allo stesso modo il guru ispira e risveglia alla ricerca della conoscenza. Tutto questo e molto altro fa il Guru”.
La modalità utilizzata dalla tradizione per trasmettere gli insegnamenti, è sempre stata quella di utilizzare storie di vita reale con lo scopo di rendere agevole la comprensione dei principi che si vogliono impartire. A tal proposito c’è una simpatica storia utilizzata per descrivere la qualità fondamentale che deve distinguere un Guru.
“Una vecchia signora andò un giorno da Ramakrishna Paramahansa (1836- 1886 ), portando con se’ suo nipote di 10 anni. Si prostrò di fronte a lui e disse: “Maestro! Ho bisogno del vostro aiuto. Questo ragazzo è mio nipote ed è rimasto orfano dall’età di 5 anni, e da allora mi prendo cura di lui. Adesso ho un grosso problema. Il ragazzo mangia troppi dolci, così tanti che la sua salute peggiora di giorno in giorno. Sono stata dal medico che lo ha severamente ammonito, ma lui non gli presta ascolto. Il ragazzo però, ha una grande ammirazione per voi, ed io sono certa che solo voi lo potete aiutare!” Ramakrishna rispose: “Madre, non ti preoccupare, vieni con tuo nipote tra un mese, nel frattempo penserò cosa fare per convincerlo che la salute è molto importante, perfino più importante della ricchezza!”
La vecchia signora ringraziò e se ne andò. Dopo un mese, la donna si ripresentò puntuale con il nipote ed entrambi salutarono il maestro con grande reverenza. Ramakrishna fece sedere il ragazzo accanto a lui e disse: “Mio caro ragazzo, ricordati che la vera ricchezza è la salute. Se non avrai cura della tua salute non potrai crescere forte e sano; non sarai in grado di fare niente di grande in questa vita se sarai un uomo debole e malato. Quando ciò che mangiamo nuoce al nostro organismo, dobbiamo rinunciarvi. Perciò da domani non mangiare più dolci! Dopo qualche tempo ne potrai mangiare con moderazione. Sei un bravo ragazzo e sono certo che ascolterai ciò che ti ho detto, non è così?”, il ragazzo annuì e promise che da quel momento non avrebbe più mangiato dolci.
La vecchia signora mandò il nipote a passeggiare e rimasta sola con Ramakrishna gli chiese: “Maestro, perché non hai dato questi consigli a mio nipote un mese fa? Perché mi hai detto di ritornare dopo un mese, non capisco!”
Ramakrishna rispose con un dolce sorriso: “Madre, io stesso mangiavo molti dolci, come potevo dire al ragazzo di fare qualcosa che io stesso non riuscivo a fare? Nessuno ha il diritto di predicare ad altri se prima non pratica ciò che afferma. Per questo ti ho chiesto un po’ di tempo. In questo mese non ho mangiato dolci, ed ho acquisito il diritto di consigliare tuo nipote.”
La donna si meravigliò della rettitudine con cui il Maestro si era comportato, si prostrò ai suoi piedi come umile riconoscimento della sua autorevolezza e poi partì”.
SIKSHA GURU E DIKSHA GURU
L’essere umano ha un duplice compito qui sulla terra: preservare la sua vita e realizzare il proprio Sé. Per preservare la sua vita egli deve lavorare per il suo pane quotidiano. Per realizzare il proprio Sé deve servire, amare e meditare. Il Guru che gli insegna la conoscenza delle arti del mondo è il Siksha Guru. Il Guru che gli indica la via della realizzazione è il Diksha Guru. I Siksha Guru possono essere molti, tanti quante sono le arti che desidera imparare. Il Diksha Guru può essere solo uno, quello che lo porta a Moksha, ovvero a liberarsi dalla sofferenza.
RESTARE FEDELE AL PRORPIO PRECETTORE
A tal proposito ritengo siano illuminanti le parole del mio venerato Guru e maestro Swami Chidananda, che così parla: “Non scavate qua e là fosse poco profonde per ottenere l’acqua. Le fosse si esauriranno presto. Scavate una buca molto profonda in un unico luogo. Centralizzate tutti i vostri sforzi lì. Otterrete l’acqua buona che vi servirà per tutto l’anno. Allo stesso modo, cercate di assorbire a fondo gli insegnamenti (tanto più se spirituali) da un solo precettore. Assorbite profondamente da un solo maestro. Sedetevi ai suoi piedi per alcuni anni. Non ha alcun senso vagare da un insegnante all’altro solo per curiosità, perdendo così fiducia in breve tempo. Non abbiate la mutevole mente di una scimmia. Seguite le istruzioni di un solo maestro. Se andate da diverse persone e seguite le istruzioni di molte persone, insegnanti e maestri, sarete disorientati.
Un detto indiano dice: “Da un medico si ottiene una ricetta, da due medici si ottiene una consultazione, da tre medici si ottiene la propria cremazione”. Allo stesso modo, se si dispone di molti insegnanti o maestri, sarete disorientati e confusi. Un maestro vi dirà una cosa mentre un altro una cosa diversa e così via. Restate fedeli ad un maestro, ovviamente dopo aver ponderato e scelto fra molti, seguite le sue istruzioni. Ascoltate tutti, ma seguitene uno, rispettate tutti, ma abbandonatevi a uno solo. Acquisite conoscenze da tutti, ma adottate gli insegnamenti di un Maestro, solo allora si avrà un rapido progresso fisico, mentale e spirituale”.
Secondo la tradizione il Guru ha una duplice funzione, la prima fondamentale funzione è il superamento dell’ego da parte del discepolo, se il discepolo comprende questo, la relazione funziona, altrimenti non funzionerà. Quindi la comprensione della relazione Guru-discepolo, tradizionalmente, non si basa su una idea romantica o sentimentale da indirizzare verso un idolo.
La seconda funzione del Guru è quello di far sì che ci si liberi del concetto di discepolo. Il suo scopo è quello di introdurci al guru interiore, di far sì che si ponga tutta la nostra fiducia in quella invisibile presenza che non possiamo comprendere mentalmente.
Questa è una questione molto delicata, perché l’ego è sempre al nostro interno a ribadire che non abbiamo bisogno realmente di un Guru esterno, e che quindi, possiamo badare a noi stessi da soli. E’ un equilibrio molto delicato tra sapere che, alla fine dobbiamo essere autosufficienti e al tempo stesso considerare che, fino a quando non riconosciamo chi è realmente il nostro Guru esterno, non potremo mai riconoscere chi è veramente il guru dentro noi stessi.
Fino a quando pensiamo che il Guru è un corpo e una mente, non comprendiamo veramente il Guru. Il Guru non è una cosa; non è un oggetto. Il Guru è il tutto; il Guru è Spirito; il Guru è un principio. E’ questo che, secondo la tradizione classica, dobbiamo riconoscere nel Guru esterno, ed è quello che attraverso di lui, dobbiamo trovare all’interno.
COME SCEGLIERE IL GURU
Puja Swami Chidanandaji afferma: “Se vi sentite in pace in presenza di un Mahatma (grande anima), se siete ispirati dai suoi discorsi, se egli è in grado di chiarire i vostri dubbi, se è libero da avidità, rabbia e lussuria, se è altruista, amorevole e senza ego, lo si può prendere come Guru. Colui che è in grado di chiarire i dubbi, colui che è adatto alla vostra sadhana, colui che non disturba le vostre convinzioni, ma vi aiuta dal punto in cui ci si trova, e in sua presenza ci si sente spiritualmente ispirati, egli è il vostro Guru”.
IL MAESTRO
L’etimologia del termine “Maestro” deriva, infatti, dal latino “magister” (da magis, di più); in ebraico maestro è “Rabbi”, che significa “grande” ed in sanscrito “Guru”, pesante in dignità e prestigio…
Il maestro è, dunque, colui che guida, spiana il cammino, un compito delicato il suo, caratterizzato dalla piena condivisione di ciò che insegna. Il vero maestro, infatti, è colui che dapprima cerca di migliorare se stesso e poi indirizza il proprio intervento sugli altri.
La storia della pedagogia ci insegna che i veri maestri sono coloro che sanno instaurare un rapporto relazionale significativo con l’allievo e rappresentano per lui un valido modello di riferimento. Per essere maestri occorre, quindi, avere un ideale di vita e, attraverso l’insegnamento e l’esempio, produrre nell’allievo il desiderio di condividerlo. Perché nessun maestro può imporre, ma nel rispetto della libertà individuale, deve solo condurre per mano l’allievo sui sentieri della vita, indirizzare e non coercizzare, condividere e non imporre. Il maestro oltre a fornire il “pane” deve fornire anche la “ricetta”, altrimenti ha fallito come maestro. Il sàdhaka (colui che pratica una sadhana) deve sentire questa realizzazione dinamica nel maestro e riprodurla in se seguendo la propria natura, non deve sforzarsi di imitare l’atteggiamento esteriore del suo maestro, questo semplice emulare rende la sua pratica sterile, invece di produrre frutti veri e spontanei.
COME RICONOSCERE UN MAESTRO YOGA
Non importa quale sia l’ambito, non c’è qualità più apprezzabile in questo mondo, della saggezza. Molte persone hanno la conoscenza, altre persone hanno una grande esperienza pratica. Ma una persona saggia è quella persona che combina ambedue, conoscenza ed esperienza. Se una persona ha solo la conoscenza di un soggetto, molto spesso non è affatto una conoscenza concreta e la sua conoscenza teorica spesso indirizza malamente se stesso e gli altri. E’ meglio se una persona ha esperienza pratica ma, anche in questo caso, con la sola esperienza pratica, senza la conoscenza teorica, non si ha una visione completa, questo fa sì che il beneficio della loro esperienza è limitato alla sola pratica. Così, sia che ci si riferisca ad una professione o ad un insegnante in qualsiasi campo, quello che è apprezzabile è una combinazione di conoscenza e di esperienza pratica.
Ciò è più che mai vero nella disciplina yoga, e nello specifico per un maestro yoga. La conoscenza è una cosa, l’esperienza pratica può essere una cosa completamente diversa. Alcuni possono avere una grande conoscenza delle scritture e della filosofia yoga, ma queste persone non sono affatto diverse dalle persone comuni, in quanto non fanno propria la conoscenza, non la portano dentro se stessi. Sono insegnanti che non hanno mai realmente scoperto quello che le scritture vogliono significare. Dall’altra parte ci sono praticanti che hanno fatto anni di pratica (sadhana) e forse sono cambiati notevolmente dal punto di vista fisico, comprendono il lavorio interiore della mente. Ma anch’essi, senza la conoscenza delle scritture, la loro abilità fisica non è sufficiente, la loro capacità di aiutare gli altri è limitata.
Lo Yoga Vasistha recita: “Proprio come gli uccelli sono in grado di volare per mezzo di entrambe le loro due ali, allo stesso modo l’azione e la conoscenza, insieme, conducono alla mèta suprema della liberazione”.
Il Maestro yoga, è colui che combina ambedue: conoscenza ed esperienza pratica. Queste sono le persone che ogni ricercatore deve desiderare e ricercare come guida. Costoro sono considerati autentici saggi e veri maestri.
L’INSEGNANTE
Insegnante vuol dire essere continuamente chiamato e ri-chiamato ad esprimere se stesso, la propria libertà, il proprio sapere e metodo; ad essere attento e vigile sulla realtà di chi gli sta di fronte, perché se la sua umanità non tiene conto dell’altra che ha di fronte, la consegna tramite interazione non è possibile.
Attenzione, interesse, partecipazione, intraprendenza, sono solo alcuni dei fattori dell’apprendimento legati all’essere umano: solo se si aderisce alla realtà di ciò che si sta proponendo, è possibile imparare, l’insegnante come persona si è messo in gioco di fronte alla realtà. L’insegnante è colui che ti insegna a porti di fronte alla realtà, anche se di un oggettivo, come una lezione di storia, e ti richiama, con la sua, alla tua umanità. “Le cose non diventano familiari soltanto con delle spiegazioni, ma rischiando… un’esperienza…, perché altrimenti queste cose non si capiscono. L’inizio della conoscenza è un avvenimento; le cose si capiscono quando accadono, vivendole”.
Fare un’esperienza è fondamentale per conoscere, perché se non “muovo” una parte di me, se non scatta l’adesione della persona, “non capisco”; questo vale per chi apprende, ma lo è altrettanto per chi insegna, se il docente non “esplora” se stesso, insegnare non diventa esperienza, e quindi nemmeno possibilità di veicolare conoscenza effettiva.
Il ruolo dell’insegnante di yoga moderno è molto di più che assistere il praticante mostrandogli un percorso yoga sostenibile o fargli da guida lungo questo cammino di scoperta personale. Il fatto che non esista una persona uguale all’altra rende questo compito una sfida più difficile e impegnativa. Per questo c’è bisogno di insegnanti preparati fisicamente, anche di insegnanti che mettano passione e dedizione nel loro lavoro, che siano capaci di ispirare, suggerire, stimolare, spingere l’allievo verso la ricerca del suo personale cammino. Insegnare yoga è un atto di generosità nel quale la passione e l’amore per quello che si fa sono determinanti, una missione prima che un lavoro. Per questa ragione è condizione indispensabile per un insegnante yoga aver vissuto una pratica personale (sadhana), ossia aver già fatto l’esperienza, prima di poterla trasmettere. Un insegnante dovrà esprimere una condizione di armonia e centratura interiore, attraverso il suo modo di essere; attraverso i suoi pensieri, le sue parole e le sue azioni.
Un insegnante yoga deve conoscere, perché vissuti, i due aspetti fondamentali del sentiero yoga, l’aspetto tecnico e l’aspetto della percezione, l’aspetto tecnico è di tipo esteriore (Bahiranga), mentre l’aspetto percettivo è di tipo interiore (Antaranga). Conoscendo questi due aspetti, è consapevole di che tipo di yoga sta insegnando, senza dimenticare che una pratica yoga seria e completa, deve contemplare entrambi questi due aspetti.
Un buon insegnante yoga possiede una spiccata capacità di osservazione di sé e degli altri, per poter interpretare la condizione e i bisogni degli allievi. Insegna con la consapevolezza di trasmettere con il cuore un’esperienza personale, non è una semplice attività svolta per coltivare il proprio orgoglio, la propria fama, il proprio ego. Un sincero insegnante yoga non utilizza lo yoga per affermare se stesso ma, piuttosto usa se stesso per affermare lo yoga. L’esempio è più potente dell’insegnamento, ma non è solo l’esempio fornito da formali atti esteriori che ha importanza. Ciò che più stimolerà l’aspirazione al “volo” negli allievi, sarà la realizzazione allo stato interiore dell’insegnante stesso.
Riassumendo: Le caratteristiche che un Insegnante Yoga deve possedere per essere in grado di guidare correttamente lo sviluppo dei propri studenti sono:
Qualità umane: l’empatia, la capacità di non giudicare, l’attitudine all’ascolto, la compassione, il senso di responsabilità, pazienza, costanza, autorevolezza. Qualità che si sviluppano solo lavorando su se stessi.
Abilità tecniche: Conoscenza dell’anatomia umana. Padronanza delle tecniche di Asana, Pranayama, Bandha, Mudra Kriya e Meditazione. In pratica saper praticare ad un buon livello lo Yoga in tutte le sue parti.
Conoscenza profonda: conoscere lo Yoga nei suoi aspetti filosofici, scientifici, metafisici e culturali.
Didattica: Saper insegnare. La capacità di rendere semplice ciò che è difficile da capire o comprendere ad un primo approccio, l’abilità nel mantenere vivo l’interesse e l’entusiasmo degli studenti, saper personalizzare un percorso di apprendimento in base alle esigenze specifiche degli allievi.
Ci sono sicuramente molti altri aspetti che rendono efficace un Insegnante di Yoga nel suo compito di guidare l’allievo ma queste sono sicuramente quelle che non possono mancare. Ci può volere molto tempo per averle tutte ma il cammino per diventare un buon insegnante yoga è circondato dalla luce quando l’impegno è sincero e nasce dalla motivazione a donare in assenza di ego.
Swami Sivananda ha sintetizzato l’essenza dello yoga in una sola frase: “ Servi , Ama , Medita , Realizza”.
P.S.
Prima di iscriversi ad un corso yoga è opportuno informarsi sulla formazione dell’insegnante, che tipo di tradizione yogica o maestro segue, e da quanto tempo insegna.
Om Shanti
Come dovrebbe essere l’insegnante di yoga ideale? Certamente deve possedere una lunga pratica personale, una solida preparazione e comprovata esperienza, tutte qualità che hanno bisogno di tempo per maturate, per questo riteniamo che un corso di formazione per insegnanti yoga non può non contemplare una preparazione triennale o quadriennale oltre a varie specializzazioni e continui aggiornamenti.
Quindi prima di iscrivervi ad un corso è opportuno informarsi sulla formazione dell’insegnante, che tipo di tradizione yogica o maestro segue, e da quanto tempo insegna